Mercati ostaggio degli errori di Powell di giugno (analisti)
Alla fine le buone notizie dall’economia USA ad oggi si trasformano in cattive notizie per i mercati azionari. Ieri è andato in scena un corposo sell-off a Wall Street (-1,93% il Nasdaq e -1,79% l’S&P 500) in scia ai riscontri arrivati dalla congiuntura statunitense, in particolare l’ISM servizi di novembre, migliore delle attese, che ha alimentato le aspettative di una Fed più hawkish, anche se per ora le previsioni sull’esito della prossima riunione del 13-14 dicembre, rimangono di un aumento dei tassi di 50 punti base, dopo quattro strette consecutive di 75 punti base.
“Si riparte da una consapevolezza: l’economia americana è ancora “troppo” sana. Sebbene risulti essere controintuitivo il fatto che il mercato cada per buone notizie o che salga per cattive, il processo risulta tipico di un mercato quale meccanismo di sconto delle aspettative”, argomenta Gabriel Debach, market analyst di eToro.
Oltre al calo sul fronte azionario, ieri si è assistito a una diminuzione dei prezzi dei titoli di stato statunitensi, con il rendimento del Treasury a due anni salito di 0,12 punti percentuali al 4,40%. Il rendimento della nota di riferimento a 10 anni ha aggiunto 0,1 punti percentuali al 3,6%.
Paul Donovan, capo economista di UBS Wealth Management, rimarca come la notizia negativa per i mercati è che gli errori politici di giugno del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, stanno ancora causando danni.
“Powell ha stracciato la forward guidance, lasciando i mercati incerti sulla direzione politica. La recente debolezza è stata una reazione a un sondaggio sul sentiment del settore dei servizi. Che qualcosa di così inconsistente possa muovere i mercati segnala l’inutile volatilità creata dagli errori politici”.