UniCredit: Orcel presenta utile netto record in 2023. Focus dividendi, titolo +10% in Borsa
UniCredit, la banca italiana guidata dal ceo Andrea Orcel, ha annunciato di aver concluso il quarto trimestre del 2023 con un utile netto contabile di €2,8 miliardi, o un utile netto di €1,9 miliardi, archiviando un risultato record nell’anno intero.
Il titolo UCG schizza a Piazza Affari del 10%, portandosi subito in cima al listino Ftse Mib, sostenuto da una raffica di buy, che lo porta a superare anche quota 29 euro.
“Questi elevati rendimenti sono stati sostenuti da ricavi netti pari a €5,7 miliardi, composti da €3,6 miliardi di margine di interesse (“NII”), in aumento del 5,7% anno su anno principalmente per via di tassi più alti e della buona gestione del pass-through dei depositi”, si legge nel comunicato diffuso da Piazza Gae Aulenti, relativo ai conti del quarto trimestre e dell’intero anno 2023.
- UniCredit fa la storia con 8,6 MLD di utili nel 2023. Il commento di Orcel
- Dividendi ghiotti, Orcel: dal 2021 restituiti agli azionisti 17,6 miliardi
- UniCredit: utile netto IV trimestre batte stime consensus
- La view di Orcel su M&A
- Banche italiane: pacchia Bce-utili finita?
- Focus titolo. La recente promozione di Barclays
UniCredit fa la storia con 8,6 MLD di utili nel 2023. Il commento di Orcel
Riguardo all’intero 2023, UniCredit ha annunciato di avere incassato un utile netto contabile di Gruppo pari a €9,5 miliardi e un utile netto di €8,6 miliardi, in rialzo di oltre il 50% su base annua.
Il Rote è ammontato al 16,6% o al 20,5% su un CET1 ratio al 13%, aggiustato per il capitale in eccesso.
I ricavi totali sono stati pari a €23,8 miliardi, sostenuti da un solido NII (margine netto di interesse) pari a €14,0 miliardi e da commissioni resilienti pari a €7,5 miliardi “nonostante l’avverso scenario macroeconomico”, si legge nel comunicato.
Così Andrea Orcel, ceo di UniCredit, a commento dei risultati di bilancio del quarto trimestre e dell’intero 2023 presentati dalla banca italiana:
“Per il Full Year 2023 UniCredit ha prodotto un utile netto record pari a €8,6 miliardi, un aumento di oltre il 50% rispetto all’anno precedente”.
“Il quarto trimestre è stato il dodicesimo consecutivo di una crescita di qualità e redditizia, prova incontestabile della nostra strategia unica e vincente – ha messo in evidenza Orcel – Questo dimostra cosa possiamo raggiungere quando mettiamo i clienti al centro di ciò che facciamo, e ci concentriamo sull’esecuzione della nostra trasformazione industriale, con ciascuno dei tredici paesi della nostra rete paneuropea che contribuisce al nostro successo. E se da un lato abbiamo superato di gran lunga le nostre ambizioni iniziali con UniCredit Unlocked, il nostro percorso è tutt’altro che terminato”.
“La crescita dei ricavi netti – ha continuato Orcel – la disciplina dei costi senza rinunciare ad investire e nonostante l’inflazione, e l’efficienza del capitale, hanno contribuito ad un RoTE del 16,6%, o del 20,5% su un CET1 ratio al 13%. Il nostro CET1 ratio al 15,9%, la nostra resiliente qualità degli attivi e le nostre solide linee di difesa ci collocano in una posizione invidiabile per continuare a muoverci efficacemente in un ambiente incerto”.
Dividendi ghiotti, Orcel: dal 2021 restituiti agli azionisti 17,6 miliardi
In relazione ai dividendi che la banca intende distribuire ai soci, Orcel si è così espresso:
“Intendiamo distribuire agli azionisti un totale di €8,6 miliardi per il 2023, o il 100% dell’Utile Netto, in attesa delle approvazioni, in rialzo di €3,35 miliardi rispetto allo scorso anno, aumentando al contempo il nostro CET1 ratio di circa 100 pb al 15,9%. Dal 2021, abbiamo restituito €17,6 miliardi ai nostri azionisti, grazie ad una generazione organica di capitale estremamente solida e con la sostenibilità dei nostri rendimenti assicurata dal nostro momentum strategico e dal significativo capitale in eccesso”.
Non solo: UniCredit ha annunciato l’introduzione di acconto dividendo e un riacquisto azioni proprie per una distribuzione totale di circa €10 miliardi nell’anno solare 2024 e ad un rendimento da dividendo di circa il 10%.
“La politica di distribuzione ordinaria del Gruppo introduce a partire dal 2024 un payout di almeno il 90% dell’Utile Netto – si legge nel comunicato della banca italiana – L’accantonamento del dividendo aumenterà al 40% dell’utile netto (rispetto al payout al 35% sul 2023), con la parte restante del payout dell’utile netto che avverrà nella forma di riacquisti di azioni proprie”.
Nello specifico, la distribuzione di circa €10 miliardi è composta da “circa €7,2 miliardi relativi alla parte residua della distribuzione a valere sul 2023 (ovvero escludendo €1,4 miliardi relativi al riacquisto di azioni proprie a valere sul 2023 già eseguito nell’anno solare 2023), e circa €3 miliardi relativi all’acconto della distribuzione a valere sul 2024″.
UniCredit: utile netto IV trimestre batte stime consensus
L’utile netto di 1,9 miliardi archiviato da UniCredit nel quarto trimestre del 2023 è stato superiore all’ utile netto GAAP di 933 milioni di euro, atteso dal consensus degli analisti interpellati da Bloomberg.
L’utile netto contabile è ammontato a €2,8 miliardi.
I ricavi di UniCredit del quarto trimestre 2023, pari a 5,7 miliardi di euro, hanno battuto le stime del consensus di Bloomberg, pari a ricavi per 5,527 miliardi.
Nel terzo trimestre del 2023 l’utile netto contabile era stato superiore ai 2,3 miliardi di euro.
Per quanto riguarda le altre voci di bilancio di UniCredit, nel quarto trimestre le commissioni si sono attestate a €1,8 miliardi, in calo dello 0,6% anno su anno, soprattutto a causa dell’impatto delle riduzioni delle commissioni sui conti correnti in Italia e dei maggiori costi di cartolarizzazione.
Al netto di queste componenti, le commissioni sono cresciute del 3,5% anno su anno, confermando la loro resilienza nonostante il quadro macroeconomico sfavorevole.
Le rettifiche su crediti si sono attestate a €300 milioni o ad un costo del rischio (‘CoR’) pari a 28 pb nel quarto trimestre del 2023.
UniCredit ha messo in evidenza che “la solidità della qualità degli attivi di Gruppo è ancora una volta evidenziata da perdite attese costantemente basse, da un basso livello di esposizioni deteriorate con un’elevata copertura, e dagli overlay in essere pari a €1,8 miliardi sul portafoglio in bonis”.
In tal senso i costi operativi sono stati pari a €2,5 miliardi, in rialzo del 6,9% trimestre su trimestre o dello 0,8% anno su anno, principalmente in ragione dell’aggiustamento dei salari legato al rinnovo del contratto nazionale di categoria in Italia e dal riconoscimento di bonus più elevati sulle performance.
Per l’intero 2023 i costi totali sono diminuiti dell’1% rispetto all’anno precedente attestandosi a €9,5 miliardi “a conferma della capacità del Gruppodi mantenere la propria disciplina sui costi nonostante le pressioni inflazionistiche, proteggendo al contempo la crescita dei ricavi, capacità che si riflette nel rapporto costi/ricavi pari a 39,7%”.
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La view di Orcel su M&A
Massima attenzione alle parole del ceo Andrea Orcel nel corso della conferenza call imminente, successiva alla pubblicazione dei conti.
In una recente intervista rilasciata alla CNBC da Davos, palcoscenico a gennaio del World Economic Forum, l’AD di UniCredit aveva affrontato il nodo M&A, ovvero delle operazioni di fusione e di acquisizione tra le banche europee, tornando a lanciare un monito all’Europa per il mancato completamento dell’ Unione bancaria.
Orcel aveva messo in evidenza tuttavia un altro fattore ‘di Borsa’, relativo alle valutazioni dei titoli di diverse banche, “disallineate dai fondamentali”, in quanto gonfiate dai continui rumor di mercato su eventuali nozze in arrivo.
“Abbiamo bisogno di operazioni di M&A, di banche più forti per sostenere l’economia – aveva detto il ceo di UniCredit, spiegando tuttavia che – al momento mancano due condizioni necessarie: da una parte l’Unione bancaria, il cui mancato completamento renderebbe qualsiasi fusione transfrontaliera difficile, se non impossibile”.
“Dall’altro lato – aveva sottolineato in quella occasione il banchiere – le valutazioni, che non sono allineate ai fondamentali, anzi, sono praticamente disallineate, perchè ogni volta che ci sono rumor su possibili target le valutazioni schizzano al rialzo”: un “fenomeno che va avanti da diverso tempo e che ha portato le banche a non muoversi”.
In quell’occasione, Orcel aveva ribadito, di nuovo, la sua opinione su Mps, la sposa mollata all’altare dopo le trattative con lo stato italiano, volte all’acquisizione di un perimetro di attività dell’istituto di credito.
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Vero è che, con il governo Meloni che si è dato da fare nel processo di privatizzazione del Monte di Stato, la banca senese ha imboccato una direzione che ha fatto riscattare a Piazza Affari le scommesse, di nuovo, su un eventuale risiko bancario imminente.
Ma la partita, ormai, sembra non interessare più UniCredit, che sta puntando piuttosto su altri target, in Europa.
Banche italiane: pacchia Bce-utili finita?
UniCredit ha pubblicato la trimestrale in un contesto in cui gli analisti hanno view contrastate sulle potenzialità delle banche italiane di replicare il successo, sia a Piazza Affari che nei conti, archiviato nel 2023, anno d’oro per il settore, grazie all’assist che i continui rialzi dei tassi da parte della Bce hanno dato ai margini netti di interesse.
Dai conti di UniCredit di oggi, e da quelli di Intesa SanPaolo, Mps, Banco BPM, Bper e altri istituti, che saranno diramati nei giorni successivi, emergerà la cifra finale degli utili che le banche italiane avranno incassato nel corso del 2023: secondo una analisi della FABI, la somma dovrebbe superare quota 40 miliardi di euro.
Proprio gli utili incassati nei primi tre trimestri hanno permesso di stimare che “i profitti del settore bancario del nostro Paese si attesteranno, complessivamente, attorno a 43 miliardi e 431 milioni. Un risultato che sarebbe superiore di ben 17,2 miliardi (+70%) rispetto ai 25,4 miliardi di utili del 2022 e quasi il triplo se confrontati con il quinquennio precedente: nel 2021 gli utili si erano attestati a 16,4 miliardi, nel 2019 a 15,7 miliardi e nel 2018 a 15,1 miliardi; nel 2020, a causa della pandemia da Covid, il risultato complessivo fu di soli 2 miliardi”, ha calcolato il sindacato dei bancari in Italia.
D’altronde, lo shock della tassa sugli extraprofitti sbandierata dal governo Meloni si è confermato, alla fine, solo uno spettro, scansato anche facilmente dalle banche italiane, paradossalmente grazie all’arrivo di una scappatoia di stato.
A proposito della spinta data dalla Bce alle banche, va detto che era stato lo stesso ceo di UniCredit Andrea Orcel a dirsi contrario all’assunto secondo cui l’Eurotower avesse fatto felici le banche.
In un’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore in occasione della pubblicazione dei conti del terzo trimestre, il ceo aveva ricordato anche che “prima o poi” quei tassi di interesse che hanno sostenuto la redditività del settore, con i rialzi incessanti lanciati dalla Bce di Lagarde, sarebbero scesi e che il costo del rischio sarebbe salito.
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Focus titolo. La recente promozione di Barclays
Le azioni di UniCredit sono balzate nell’ultimo mese del 3,39%, scattando dell’8,55% dall’inizio dell’anno.
Su base annua le quotazioni dono balzate del 47,99%, mentre negli ultimi tre anni il rally è stato pari a +215,23%.
UniCredit ha concluso la sessione di venerdì scorso, 2 febbraio, in rialzo dello 0,60%, a quota 26,665 euro.
L‘azione di Piazza Gae Aulenti è tra i titoli bancari preferiti di Barclays, come è emerso in una recente analisi dedicata alle banche italiane.
Il rating del titolo è stato confermato a “overweight”, mentre il target price è stato rivisto al rialzo del 2%, a quota 33,50 euro, dal precedente obiettivo sul prezzo pari a 32,70 euro.
Riviste al rialzo anche le stime sull’eps di UniCredit del 2024, dai precedenti 4,90 euro per azione a quota 4,96, dunque dell’1%.
Downgrade invece sull’utile per azione, invece, del 2025, che in questo caso è atteso dagli analisti a quota 4,91 euro, inferiore alle stime precedenti, pari a 5,05 euro per azione, del 3%.