Il tapering si allontana, commodity currencies in spolvero
La crescita sotto le stime delle payrolls spinge le commodity currencies. Segno più per le valute legate all’andamento delle materie prime che nel corso del pomeriggio hanno ricevuto una spinta insperata dal dato statunitense relativo il saldo delle buste paga nei settori non agricoli, salito a settembre di 148 mila unità, oltre 30 mila in meno rispetto alle stime.
Il dato, sommato all’effetto ribassista innescato dall’accoppiata shutdown-default, riduce al lumicino le probabilità che la Federal Reserve diminuisca nell’anno corrente il suo piano di acquisto asset, attualmente fissato a 85 miliardi di dollari mensili.
Dopo l’afflusso di liquidità scatenato dal quantitative easing, negli ultimi tempi i governi delle economie emergenti hanno dato il la a una “guerra delle valute 2.0” in cui lo spauracchio non è più rappresentato dall’eccessivo apprezzamento della moneta locale (come nella prima versione del conflitto) ma dall’effetto opposto, ossia dal forte deprezzamento. Un rinvio del “tapering” ha quindi l’effetto di favorire l’apprezzamento delle valute ad alto rendimento.
In questo contesto, il cambio tra il dollaro australiano e la divisa statunitense è salito fino a 0,9730, il livello maggiore da quattro mesi e mezzo (4 giugno), mentre il kiwi (soprannome del dollaro neozelandese) è salito fino a 0,8543 dollari Usa per la prima volta dal 6 maggio. I due incroci negli ultimi tre mesi hanno rispettivamente evidenziato una crescita del 5 e del 7 per cento.
Il diverso andamento è da ricondurre all’outlook sull’andamento della politica monetaria: se nel caso della Reserve bank of Australia gli operatori sono concordi nel ritenere che la politica monetaria espansiva potrebbe esser giunta al termine, l’istituto centrale neozelandese (Rbnz, Reserve Bank of New Zealand) ha chiaramente annunciato che a partire dal 2014 inizierà la lenta ma inesorabile risalita dei tassi.