Oro barometro del rischio recessione: spazio per nuovi rialzi, ma ora necessita di una pausa
L’oro è un’asset class che nell’ultimo anno ha regalato grandi soddisfazioni agli investitori. Il prezioso infatti nell’ultimo anno ha fatto nettamente meglio del mercato azionario, tra l’altro evidenziando anche volatilità inferiore. Mentre lo Stoxx Europe 600 e l’S&P 500 dal settembre 2018 hanno portato a casa un rialzo inferiore al 4% (ha fatto meglio il Ftse Mib con un +6,5%), l’oro ha “brillato” in tutti i sensi, anche quello borsistico evidenziando una crescita di oltre il 20%.
In questo articolo vogliamo, grazie al contributo importante di Maurizio Mazziero, uno dei massimi esperti in Italia di commodities, docente SIAT e responsabile del sito mazzieroresearch.com, capire le dinamiche che hanno guidato il prezioso nell’ultimo anno e quali possono essere gli scenari per il prossimo futuro.
Infatti, uno degli aspetti forse più interessanti in questo ultimo anno è stata la scomparsa della correlazione inversa tra oro e dollaro. Come risaputo infatti questo metallo è, di tutte le commodities, quella più fortemente correlata inversamente al dollaro.
Se estendiamo per esempio il periodo dell’analisi fino al dicembre del 2016, punto di massimo per il dollar index (arrivato a 103 dollari, valore che non vedeva dal dicembre del 2002) e minimo per l’oro (1.122 dollari), notiamo che da questo momento fino alla seconda metà di settembre 2018, la forte correlazione inversa ha dettato legge. Lo si vede molto bene dal grafico sotto dove evidenziamo i trend dell’oro e del dollar index, rispettivamente con frecce gialle e bianche. Le cose però sono cambiate proprio a settembre 2018 per poi vedere l’oro accelerare con violenza al rialzo a maggio del 2019.
Cerchiamo allora di ricostruire questo fenomeno con Maurizio Mazziero.
Intervista a Mazziero: trade war e rischio recessione hanno spinto l’oro, ora auspicabile una pausa
Maurizio, nel 2017 e poi nella prima metà del 2018 la correlazione inversa tra le due asset class è stata molto forte, ma poi qualcosa è cambiato a partire da settembre 2018. Che cosa è successo?
“Devo dire che io sono sempre stato uno che non presta troppa attenzione al tema delle correlazioni. Sicuramente ci sono, storicamente l’oro in situazioni “normali” tende ad essere fortemente correlato inversamente al dollaro, ma in presenza di altre forze in gioco sui mercati questa semplicemente sparisce, lasciando spazio ad altri catalyst. Così è successo anche questa volta. Quando ci sono altre spinte, altre ragioni, queste dominano l’andamento dell’oro che va a perdere la correlazione inversa”.
E sicuramente non è un caso che l’oro abbia avviato un trend rialzista a partire dall’estate 2018. A marzo dello stesso anno Trump aveva infatti lanciato i primi dazi per 40 miliardi di dollari sui beni cinesi, con risposta inizialmente timida della Cina (3 mld di dazi su prodotti a stelle e strisce), mentre a luglio del 2018 sia Usa che Cina avevano confermato di non stare affatto giocando imponendo entrambe dazi per 34 miliardi. A Settembre poi la posta si era alzata ulteriormente con i 200 mld di dazi imposti dagli USA e la risposta per 60 mld della Cina. La guerra ormai era evidente a tutti e la volatilità era tornata con violenza sul mercato americano.
Da qui la storia la conosciamo. Quanto ha influito questa dinamica sul movimento delle quotazioni dell’oro?
“Sicuramente tanto. Soprattutto lo è stato il binomio frutto della combinazione della guerra dei dazi, di cui non si vede ancora la via d’uscita, e il rischio recessione globale che ha portato gli operatori ad incrementare l’esposizione all’oro. Bisogna riflettere su ciò e domandarsi se e quando gli USA possano entrare in recessione. Per ora l’America continua ad alternare segnali contrastanti. Ad esempio, l’ultimo dato sul PMI manufatturiero sotto il 50 è un ulteriore campanello d’allarme”.
La domanda allora sorge spontanea, quanto ancora le Banche Centrali potranno allungare il ciclo economico con politiche monetarie espansive?
“La domanda infatti è proprio questa. Sono davvero efficaci le banche centrali quando intraprendono delle politiche monetarie non convenzionali? Si e no, sì se guardiamo agli USA, no se guardiamo all’Europa. Tendenzialmente però io non sono così convinto che le Banche Centrali possano sostenere all’infinito l’economia e, a guardare il rialzo verticale dell’oro degli ultimi mesi, penso di essere in buona compagnia. I mercati più di prima cominciano a farsi qualche domanda e cominciano a dividersi sulla solidità dell’economia americana. Proprio questo spiega l’incremento verticale dell’oro negli ultimi mesi. Tanti gestori e operatori professionali hanno cominciato a spostare parte del portafoglio sull’oro e a partire da maggio di quest’anno questa tendenza è cresciuta notevolmente. Evidentemente il rischio percepito di una recessione comincia a crescere”.
Come vedi l’oro nel prossimo futuro?
Possibile che nel breve possa esserci una fase di assestamento e, onestamente, spero proprio che l’oro si stabilizzi per un po’ in area 1.500 dollari. Gli eccessi sui mercati hanno le gambe corte e un trend solido non può avere per lungo tempo una tendenza così verticale. Una fase di correzione/pausa darebbe carburante al prezioso per proseguire verso ed oltre i 1.600 dollari. Invece, se si impenna subito, magari con un test di area 1.600 dollari, poi potrebbero arrivare prese di beneficio importanti e quindi riaccendere la volatilità sull’oro”.
Analisi Tecnica: area 1.500 primo supporto, ma non si escludono ribassi verso 1.440 dollari
Il quadro grafico dell’oro pur rimanendo positivo e orientato al rialzo evidenzia una fase di eccesso che infatti sta già portando a prime prese di beneficio. Utile a tal proposito guardare contemporaneamente sia il grafico daily che weekly. Quest’ultimo sembra suggerirci due cose, in particolar modo dall’osservazione dell’RSI notiamo che sicuramente siamo in una fase di eccesso, confermata tra l’altro anche dal MACD. Elemento che sembra proprio far pensare quanto detto da Maurizio, ovvero che, nel breve e medio periodo, si stia preparando una fase di correzione/assestamento dei prezzi. D’altro canto però, la forza del movimento rialzista e dell’ipercomprato confermano il dominio dei compratori in questa fase. In un’ottica di medio lungo periodo dunque molto probabile che l’oro mantenga l’impostazione rialzista, con target anche ambiziosi, sopra 1.600 punti. Un primo segnale di allarme invece ce lo darebbe il break della trend line rialzista su RSI. Sarebbe infatti una prima avvisaglia che la fase correttiva potrebbe diventare particolarmente “accesa”.
Ricco d’informazioni è il grafico daily, il quale sembra suggerire che la fase di correzione/assestamento sia già cominciata. Ce lo fa pensare la divergenza negativa su RSI e sempre su RSI il break del 60, il quale ha evidenziato un ruolo di supporto e resistenza YTD. A questo punto manca la conferma di un break sui prezzi importante per incrementare le pressioni ribassiste nel breve periodo. Questa potrebbe arrivare con la rottura dei 1.500 dollari e accelerazione verso la ex trend rialzista (tratteggiata in rosso) e i 1.439 dollari.