Mps: preview utili II trim mentre Meloni non si muove. Il trend YTD del titolo a Piazza Affari
Mps sotto i riflettori, così come i titoli delle altre banche italiane, in attesa delle trimestrali che saranno diffuse nei prossimi giorni.
Ad aprire le danze sarà UniCredit, dopodomani 24 luglio, seguita da Intesa SanPaolo, che annuncerà i conti una settimana dopo circa, in data 30 luglio.
Toccherà poi il 6 agosto a Mps-Monte dei Paschi di Siena, la banca guidata dal ceo Luigi Lovaglio e ancora controllata dallo Stato, protagonista di quella che è stata definita da molti una vera e propria fase di rinascimento, contrassegnata anche dal ritorno dei dividendi.
Mps, attesa per terza mossa di Meloni. Titolo + 65% YTD
Nel frattempo, del terzo atto di Meloni, non c’è traccia.
Il titolo Mps continua nel frattempo a salire sul Ftse Mib di Piazza Affari, registrando oggi un rialzo a metà giornata di oltre il 2%, a quota 5,026 euro.
Si conferma così il trend rialzista dei titoli del Monte, che va avanti ormai da settimane e mesi.
Le azioni del Monte sono avanzate di oltre l’1% su base settimanale, incassando un rally del 12,9% su base mensile.
Dall’inizio dell’anno il balzo è stato pari a +64,67%, mentre su base annua il trend è stato di un boom pari a +98,50%.
Nelle ultime settimane il titolo Mps è stato oggetto di forti acquisti, sempre sulla scia delle speranze che il Monte meno di stato trovi alla fine un partner con cui creare quel terzo polo bancario auspicato dalla stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Un nome particolarmente gettonato è stato quello di Bper.
A tal proposito, la domanda si fa insistente:
quando si muoverà il governo Meloni per smobilizzare ulteriori quote in mano al Tesoro tuttora maggiore azionista, e per completare o almeno portare avanti il processo di privatizzazione della banca senese, che deve concludersi entro la fine del 2024, stando ai nuovi termini fissati dall’Unione europea?
Vanno ricordate le parole proferite dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti che, nella conferenza stampa dedicata all’approvazione dell’Ue all’operazione tra Lufthansa e Ita Airways, ha ammesso che il governo Meloni non è certo disperato nella gestione del dossier Mps, dopo la vendita di una prima quota, pari al 25% alla fine del 2023 e lo smobilizzo di un’altra partecipazione all’inizio di quest’anno.
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Intanto, Mps deve superare tra qualche giorno l’importante test dei conti. Conti che, nelle edizioni precedenti, hanno confermato la nascita di un nuovo Monte dei Paschi diventato per la premier motivo di vanto e orgoglio d’Italia.
Come quelli relativi al primo trimestre del 2024, che hanno messo in evidenza utili netti in crescita del 41% su base annua.
L’utile netto di Mps, nei primi tre mesi del 2024, si è attestato di fatto a 333 milioni di euro, in crescita del 41,2% su base annua, a fronte di una forte “solidità patrimoniale”.
Bene anche i ricavi di Mps, ammontati a 1,013 miliardi di euro, in crescita del 15,2% su base annua, meglio di quanto previsto dal consensus degli analisti e in crescita del 2% su base trimestrale, rispetto ai 992,5 milioni dell’ultimo trimestre del 2023.
Nel comunicare quei risultati del primo trimestre del 2024, la banca senese aveva messo in evidenza che l’aumento dei ricavi era stato sostenuto soprattutto dalla “crescita del margine di intermediazione primario, aumentata sia grazie alla componente del margine di interesse (+16,4%) che al sostegno arrivato dalle commissioni nette (+10,1%)”.
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Il consensus di Bloomberg è per un fatturato di 974,40 miliardi, in calo dunque rispetto agli 1,0128 miliardi del primo trimestre.
In evidenza la solidità del margine netto di interesse su base adjusted, che dovrebbe segnare anch’esso un lieve calo, dai 587 milioni del primo trimestre, a quota 575,94 milioni.
Occhio proprio a questa voce, che sarà quella che i mercati continueranno ad attenzionare, vista la svolta sui tassi lanciata dall Bce di Christine Lagarde lo scorso 6 giugno. Svolta che ha preso forma con un primo taglio mini dei tassi e che non è stata poi seguita da un’altra sforbiciata nel meeting di luglio della scorsa settimana:
brutta notizia per i cittadini dell’area euro, che continuano a sperare su tassi sempre più bassi; buona notizia, invece, in generale per le banche, che proprio dai tassi elevati hanno ricevuto un’autentica manna dal cielo, nel 2022 e nel 2023, che ha blindato la loro redditività.
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Sebbene l’impressione al momento sia che i tassi di interesse rimarranno più alti per un periodo di tempo più lungo, in linea con il mantra “higher for longer”, il margine netto di interesse sarà comunque destinato a scendere, nel caso di Mps ma anche di altre banche italiane.
Le previsioni per l’NII di Mps sono infatti di un ulteriore calo a 562,40 milioni nel terzo trimestre e di un valore più basso a 554,15 milioni nel quarto trimestre del 2024.
Per il primo trimestre del 2025, l’NII è atteso calare a 534,09 milioni di euro.
Tornando ai conti del secondo trimestre del 2024 di Monte dei Paschi di Siena, l’utile netto è atteso in rialzo a 384,60 milioni, dai 332,70 milioni dei primi tre mesi del 2024, mentre l’utile operativo è stimato in crescita a 503,667 milioni rispetto ai precedenti 440,1 milioni del primo trimestre.
Poco mosse le spese per il personale, che sono attese in lieve calo, dai 304,60 miliardi del primo trimestre a 303,45 miliardi nel secondo trimestre del 2024.
Sono attesi invece in rialzo gli accantonamenti per far fronte alle perdite sui crediti, calcolati su base adjusted, che dai 105,70 miliardi dovrebbero salire a 118,82 miliardi.
Rating: buona notizia per le banche italiane da Standard Ethics
Per quanto riguarda nel complesso le banche italiane, una buona notizia è arrivata da Standard Ethics, che ha parlato di eccellenza per il settore bancario italiano nella nota appena pubblicata sui rating ESG annunciati per tutta l’Europa.
Standard Ethics ha scritto nella nota che “il settore bancario europeo sta compiendo significativi passi avanti nel percorso di allineamento alle indicazioni in materia di Sostenibilità fissate a livello internazionale. Le spinte legislative e gli orientamenti delle autorità regolatorie hanno accelerato questo movimento permettendo alle banche di seguire una rotta chiara ed uniforme”.
Un complimento ad hoc è stato rivolto all’Italia: “Nel contesto europeo, il caso italiano mostra elementi di eccellenza: alla solidità economica raggiunta in questi ultimi anni, si somma una maggiore reattività e velocità da parte delle banche italiane nella messa terra delle politiche ESG rispetto ad altri contesti nazionali. Il divario che si registrava tra gli istituti italiani e quelli europei tra il 2010 ed il 2020 è stato ampiamente colmato”, ha messo in evidenza l’agenzia, riportando tutti i suoi rating.