Il guru Yardeni avverte: Cina pericolo numero uno per i mercati
La bolla del mercato azionario cinese è il più grosso rischio per i mercati mondiali. A dirlo Ed Yardeni, l’ex capo economista della Deutsche Bank divenuto celebre per aver anticipato il grande rialzo di Borsa degli anni 90 e lo scoppio della bolla del Nasdaq di inizio millennio. La constatazione dell’economista, contenuta in una ricerca distribuita oggi, è il frutto di una serie di incontri e conversazioni telefoniche tra lo stesso Yardeni e alcuni investitori istituzionali e rappresenta dunque il risultato di una sorta di panel di prestigio.
“La bolla del mercato cinese si sta espandendo rapidamente, e inevitabilmente scoppierà”, scrive Yardeny nella ricerca, all’interno della quale elenca tutti i rischi che pendono sulla stabilità dei mercati. “L’economia cinese si sta surriscaldando e costringerà le autorità monetarie del Paese a continuare a restringere le condizioni di accesso al credito – prosegue – a un certo punto l’espansione cinese potrebbe diminuire significativamente e avere un impatto negativo sulla crescita economica globale”.
In seconda posizione nella classifica dei rischi stilata da Yardeni appare la spesa dei consumatori americani. Secondo l’economista le vendite al dettaglio potrebbero cominciare a ridursi, così come già accaduto in aprile, in risposta all’indebolimento dell’occupazione, agli alti prezzi dei carburanti e dei generi alimentari, ma anche come conseguenza della crisi dei crediti subprime e della discesa dei prezzi delle case.
La terza posizione nella particolare classifica del rischio è occupata da quella che Yardeni chiama Zaitech, ossia l’ingegneria finanziaria. “La preoccupazione – spiega – è che il credito abbondante e a basso costo stia sostenendo il falò del private equity”. In sostanza l’allarme lanciato è che dopo cinque anni di espansione i bilanci delle società siano sempre più oppressi dai debiti. “Questo potrebbe esacerbare la prossima recessione, che alla fine ci sarà.
La top ten dei pericoli individuati da Yardeni comprende (sempre in ordine di importanza): l’immobiliare, “c’è la preoccupazione che il peggio non sia ancora passato”; i prestiti subprime, “i problemi in questo mercato potrebbero trasferirsi agli altri settori del mercato dei capitali”; la spesa in investimenti, “scarsi investimenti deprimerebbero la produttività”; il prezzo del petrolio; l’inflazione, “oltre al petrolio, le pressioni sul mais (richiesto per la produzione di etanolo, ndr) stanno spingendo i prezzi dei beni alimentari; il protezionismo, “ora che i Democratici hanno la maggioranza al Congresso ci sono maggiori probabilità che vengano approvate leggi a difesa dei lavoratori statunitensi”; la Fed, “potrebbe non ridurre i tassi abbastanza velocemente per sostenere l’economia se il tasso di inflazione core si dovesse mantenere sopra il 2%”.