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Gps europeo: Galileo perde la costellazione dei privati

11 Maggio 2007 07:06

Il sistema di satelliti europeo Galileo, destinato a contrastare lo strapotere del Gps americano, perde la gamba di sostegno rappresentata dal capitale privato. Si tratta solo di una ratifica di ciò che si era già capito da tempo. Il portavoce del commissario europeo ai Trasporti Jacques Barrot ha confermato che “nessun progetto di Galileo è stato finanziato dai privati” mentre lo stesso commissario ha già preparato una circolare che verrà presentata il 16 maggio al Consiglio dei ministri dei Trasporti europei nella quale viene proposta l’assunzione di tutti i costi del sistema da parte dell’Unione.
Una rinuncia a Galileo non viene naturalmente presa in considerazione. Il sistema di satelliti viene considerato fondamentale a Bruxelles. Creerà 150.000 posti di lavoro nel Vecchio continente e 9 miliardi di euro all’anno permettendo servizi avanzatissimi non eguagliabili per ora dal Gps statunitense. A spingere l’Unione europea anche la concorrenza di un altro sistema satellitare, il cinese Beidou, per il quale il lancio dei satelliti e iniziato da poco e il sistema russo Glonass, la cui rete è in via di completamento.


Ritardi, indempienze, contrasti tra i Paesi coinvolti nella progettazione e costruzione del sistema hanno tenuto distanti le imprese private che avrebbero dovuto, entro il 10 maggio, trovare una soluzione ai problemi presentatisi nel corso della realizzazione del’opera. Nulla di tutto questo è stato fatto e ora Bruxelles ne prende atto. I cinque miliardi di euro necessari a costruire Galileo dovranno arrivare dalle tasche dei contribuenti europei anche se “non ci saranno aggravi” secondo quanto ha dichiarato il portavoce di Barrot che ha anzi evidenziato come un progetto interamente pubblico garantirà maggiore qualità al consumatore europeo senza però spiegare perché, allora, non si è intrapresa direttamente la strada del pubblico evitando un ritardo che ora rende improbabile l’avvio del sistema entro il 2011 come previsto. “Il nuovo piano ci consentirà di recuperare il terreno perduto – ha però precisato il portavoce – e i 30 satelliti potrebbero essere in orbita tra il 2010 e il 2011”.


L’Agenzia spaziale europea (Esa) e l’Unione hanno finora stanziato 1,5 miliardi di euro per avviare il progetto. Ora dovranno essere trovati altri 3,5 miliardi per portare a termine l’opera, quelli che sarebbero dovuti arrivare dalle imprese europee tra le quali Finmeccanica, Eads, Alcatel-Lucent e Thales che chiedevano alla Commissione maggiori garanzie per gli investimenti che avrebbero dovuto apportare al sistema. Il privato potrà entrare in scena solo in un secondo momento ma il piano alternativo che dovrà essere disegnato da Bruxelles porterà a una revisione dei contratti di concessione con un unico gestore centrale e un’agenzia di coordinamento la cui sede è oggetto di accesa disputa tra le Nazion del Vecchio continente.