Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Bond: febbre di fine anno con Fed e Bce. Crollano tassi BTP e Treasury

Bond: febbre di fine anno con Fed e Bce. Crollano tassi BTP e Treasury

28 Dicembre 2023 10:33

Il 2023 si sta per chiudere con la grande febbre esplosa sul mercato mondiale dei bond – BTP inclusi -, inondato da una pioggia di buy in questi ultimi due mesi dell’anno, grazie alle scommesse su imminenti tagli ai tassi da parte delle banche centrali, Fed e Bce in primis.

Protagonisti gli acquisti che si sono riversati sui Treasury, che hanno avuto l’effetto di far crollare i rendimenti dei titoli di stato Usa a scadenza decennale di ben 50 punti base, nel mese di dicembre, dopo il tonfo di 53 punti base di novembre.

La caduta dei rendimenti dei Treasury di questi ultimi due mesi è stata la più forte dal 2008, anno in cui la Federal Reserve sforbiciò i tassi nel disperato tentativo di tamponare le conseguenze della crisi finanziaria globale.

Febbre bond di fine anno: forte aiuto per paesi con alto debito come l’Italia

In generale, l’indice ICE BofA, che monitora il trend dei bond di tutto il mondo, non solo dei titoli di stato ma anche dei corporate bond, è scattato del 7% nel corso di questi ultimi due mesi, incassando i guadagni in otto settimane più forti della storia, stando ai dati di LSEG, che risalgono al 1997.

A riassumere il rally di questi ultimi due mesi che ha interessato il mercato dei bond è l’articolo di Reuters Biggest two-month rally in decades rescues beaten-up bond markets”, che ricorda come la traiettoria al ribasso dei rendimenti delle obbligazioni sia un ottimo presupposto per le aziende e le famiglie, così come per i mercati immobiliari e i governi, che hanno dovuto far fronte ai costi di finanziamento più alti in più di dieci anni, sulla scia dei rialzi dei tassi lanciati in modo quasi incessante dalle banche centrali, tutte concentrate nella loro lotta contro il balzo dell’inflazione esploso nel 2022.

Reuters ha messo in evidenza, in particolare,  che il dietrofront significativo dei rendimenti si sta confermando un forte aiuto per paesi “altamente indebitati come l’Italia, dove i rendimenti dei titoli di stato (BTP & Co) si avviano a chiudere il mese di dicembre riportando il crollo più forte dal 2013″.

Tassi bond giù con inflazione e scommesse Bce e Fed. Focus BTP e spread

La ritirata dei rendimenti dei bond è stata provocata prima, nel mese di novembre, dai dati sull’inflazione dell’area euro e degli Stati Uniti, che hanno messo in evidenza il calo notevole del ritmo di crescita dei prezzi.

A dicembre, poi, grazie a quegli stessi dati che hanno confermato l’ulteriore sfiammata delle pressioni inflazionistiche, le banche centrali hanno alimentato con le loro dichiarazioni le speculazioni sulla fine di quella politica monetaria restrittiva che ha depresso i mercati dei bond per tutto il 2022 e 2023.

Nel suo ultimo atto del 2023, la Bce di Christine Lagarde ha confermato, come da attese, i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale, rispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%.

In realtà Lagarde, ossessionata dal tarlo dell’inflazione, ha tentato di smorzare le aspettative dei mercati, rispondendo con un ‘Non ne abbiamo parlato’, alla domanda sulla possibilità che i tassi dell’area euro vengano sforbiciati, a partire dal 2024.

Ma i mercati, a partire dai titoli di stato dell’area euro, non le hanno dato ascolto, tanto che in quel BCE-Day lo spread BTP-Bund ha bucato la soglia dei 170 punti base, scivolando fino a 165 punti base, mentre i tassi dei BTP a 10 anni hanno oscillato attorno al 3,80%.

Da quel giorno, le speculazioni sul dietrofront della Bce sono montate al punto che i rendimenti a 10 anni dei BTP sono scesi anche sotto la soglia del 3,5% nelle ultime sedute, a fronte di uno spread BTP-Bund,  attorno ai 155 punti base.

Il risultato è che, in questo 2023, lo spread BTP-Bund è sceso del 27%, segnando inoltre una flessione del 25% rispetto ai massimi superiori a 210 punti base testati alla fine di ottobre.

I tassi dei BTP a 10 anni sono capitolati di oltre il 30% dai recenti massimi, ovvero da quando erano volati al di sopra della soglia del 5%.

Oggi lo spread segna un rialzo, viaggiando attorno ai 158 punti base, mentre i tassi dei BTP a 10 anni oscillano attorno al 3,499%: movimenti che non scalfiscono per ora quella forte flessione che li ha portati a bucare non solo la soglia del 5%, ma anche quella del 4%, e a continuare a viaggiare al di sotto del 4%, a dispetto della fine dei giochi del PEPP, noto anche come QE pandemico, annunciata da Lagarde nell’ultimo meeting di questo 2023.

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Buy sui Treasury, Powell più ‘colomba’ di Lagarde

Il forte balzo dei Treasury è stato scatenato dalla Fed di Jerome Powell che, nel suo ultimo meeting del 2023, si è mostrata tra l’altro decisamente più dovish rispetto a Lagarde (che ha parlato il giorno dopo), facendo scattare i buy sul mercato mondiale dei bond.

Anche in questo caso, la Banca centrale americana ha lasciato fermi i tassi sui fed funds, mercoledì 13 dicembre.

I tassi sono stati confermati al range compreso tra il 5,25% e il 5,5%.

Nella sessione di oggi, i buy si fermano, portando di conseguenza i rendimenti dei bond Usa a risalire: i rendimenti dei Treasury a 10 anni avanzano così di oltre tre punti base al 3,8202%, mentre i tassi dei titoli di stato americani a due anni avanzando di oltre due punti base, al 4,2664%. 

I tassi dei Treasury a 10 anni rimangono comunque ben al di sotto della soglia del 3,9% bucata dopo l’ultimo meeting del 2023 della Fed.

Powell – contrariamente a Lagarde che ha riservato l’ennesima doccia gelata alle colombe – ha d’altronde annunciato che “la Fed ha parlato del timing dei tagli dei tassi nella riunione di oggi” e che “siamo molto concentrati sulla necessità di non commettere l’errore di mantenere i tassi a un livello elevato per un periodo di tempo troppo lungo”.

Frasi che hanno innescato i buy sui Treasury, dando il via anche a un effetto contagio che ha interessato i bond di tutto il mondo.

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Grande vittima della svolta dovish della Fed è stata il dollaro, come emerge dalle ultime sedute di questo 2023.

Ieri il Dollar Index è sceso di fatto fino al minimo dal 27 luglio scorso, a quota 100,98.

L’indice, che monitora il trend della valuta americana rispetto ad altre cinque valute, si avvia a chiudere il 2023 in ribasso del 2,45%, dopo due anni di forti buy che erano scattati in attesa di nuovi rialzi dei tassi da parte della Fed.

Ora, le aspettative su mosse diametralmente opposte nel 2024 – dal dot plot della Fedemergono tre tagli dei tassi di 25 punti base – sono il market mover principale dell’attuale smobilizzo di dollari da parte degli investitori.

Tassi BTP: tonfo di oltre 75pb a dicembre, record in più di 10 anni

Tornando al mercato dei bond, l’articolo di Reuters si sofferma sui buy sui BTP, che hanno portato i rendimenti dei titoli di stato italiani a 10 anni a crollare di oltre 75 punti base nel mese di dicembre, al ritmo mensile più forte degli ultimi 10 anni.

Negli ultimi due mesi, inoltre, lo spread tra i tassi dei bond con rating junk e quello dei tassi dei bond privi di rischio è sceso sia negli Stati Uniti che in Europa al valore più basso dal secondo trimestre del 2022.

L’indice ICE BofA è orientato a incassare quest’anno un rialzo del 5% circa.

Certo, non tutti gli esperti sono convinti del fatto che i buy abbiano ancora spazio per continuare.

Interpellato da Reuters Oliver Eichmann, responsabile della divisione di reddito fisso dell’Europa presso DWS, che ha ammesso di essere rimasto “sorpreso da questo rally” dei bond, ha lanciato un alert.

“Siamo andati troppo in là”, ha detto Eichmann, avvertendo che, a suo avviso, l’anno prossimo  i tagli ai tassi delle banche centrali saranno minori di quanto i mercati stiano prezzando.

Già una realtà, va detto visto che, a fronte dei tagli di 75 punti base incisi nel dot plot della Fed, i mercati stanno scommettendo su sforbiciate di oltre 150 punti base, nel corso del 2024.

Outlook bond 2024: il commento di Kairos

Così anticipa intanto Rocco Bove di Kairos, nella sezione dedicata ai bond del market outlook per il primo trimestre del 2024, dal titolo “I mercati obbligazionari verso un punto di svolta: cosa aspettarsi dalla virata strategica delle Banche Centrali”:

“Finalmente ci siamo. Dopo un tempo che è sembrato a tratti infinito, siamo giunti al momento in cui, guardando avanti, non dobbiamo più interrogarci sul ‘se’ i tassi inizieranno a scendere, ma solo sul come, quando e di quanto. Non che questi altri interrogativi siano meno importanti, ma oggettivamente siamo di fronte ad un cambiamento di direzione strategica, di quelli che si registrano una volta ogni ciclo economico”.

E “se a questa riflessione aggiungiamo che il ciclo che abbiamo appena vissuto è stato eccezionale sotto tutti i punti di vista — sia per l’entità che per la violenza della stretta monetaria che ha caratterizzato l’ultimo anno e mezzo — è facile comprendere la sensazione quasi tangibile di essere ad un punto di svolta sui mercati obbligazionari”.

Bove spiega che “la virata nella politica monetaria delle banche centrali potrebbe avere come primo tangibile effetto un progressivo irripidimento delle curve dei rendimenti (in gergo bullish steepening) che, in un regime di tassi in discesa, si normalizzerebbero ritrovando la loro naturale pendenza positiva”.

“Al di là di ciò, va anche considerato come sulle componenti più lunghe delle curve potrebbe pesare l’importante volume di nuove emissioni, attese per finanziare lo stock di debito che a livello globale continua a infrangere record su record. Un altro aspetto da monitorare con attenzione saranno i gap temporali e le differenti tabelle di marcia delle banche centrali, complici le diverse velocità dei cicli economici nelle varie geografie (con inevitabili ripercussioni sulle valute).

“Sul segmento obbligazionario appare opportuno un posizionamento che tenda ad allungare l’esposizione di duration, passando da scadenze brevi (2-5 anni) a scadenze intermedie (5-7 anni), prestando però attenzione a quelle molto più lunghe. Anche a livello di qualità di credito ci si potrà concedere qualche libertà in più, tornando a guardare con interesse il mondo dei mercati emergenti sia in valuta forte che in quella locale e anche al mondo crossover e delle emissioni BB corporate”.

“Va comunque ricordato – conclude Rocco Bove di Kairos – che i primi due trimestri del 2024 saranno ancora deboli dal punto
di vista della crescita economica, soprattutto in Europa. Occorrerà dunque agire con cautela nell’approcciare segmenti di mercato più ‘frizzanti’, come quello dell’High Yield e delle singole B, perché sarà facile ipotizzare una maggiore dispersione di rendimenti e un tasso di default in fisiologico aumento. Rimane una view molto positiva su tutto il segmento financialsche ha trovato piena normalizzazione anche nelle componenti più subordinate dopo il terremoto Credit Suisse”.