La Bce deprime i BTP. Nagel: taglio tassi? ‘Magari se ne parla in estate’
Da Davos, dove è il corso il World Economic Forum (WEF), la Bce di Christine Lagarde torna strigliare i mercati, invitandoli a non scommettere troppo sull’arrivo imminente dei tagli dei tassi nell’area euro.
A farne le spese, di nuovo, sono i titoli di stato dell’area euro.
Il risultato è il rialzo dei rendimenti: in particolare, quelli dei BTP a 10 anni salgono, stando alle rilevazioni di Reuters, fino a +7 punti base, al 3,798%, mentre i rendimenti dei Bund decennali scattano di 5,5 punti base, al 2,197%.
I tassi dei Bund a 2 anni, ovvero dei titoli di stato che sono più sensibili alle aspettative sulle prossime mosse di politica monetaria, avanzano di 4 punti base, al 2,556%.
Countdown Bce: perfino la colomba tentenna su scommesse su tagli ai tassi
In attesa della prossima riunione della Bce della prossima settimana, giovedì 25 gennaio – che corrisponderà anche alla prima riunione del 2024 – , le speranze su un dietrofront sui tassi da parte dell’Eurotower continuano a smorzarsi.
Nel suo ultimo atto del 2023, la Banca centrale europea guidata da Christine Lagarde ha confermato, come da attese, i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale, rispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%.
Le parole di Lagarde sull’inflazione hanno rafforzato verso la fine dell’anno la convinzione dei trader sulla fine imminente della politica monetaria restrittiva varata dalla Bce, a partire dal luglio del 2022.
A fronte dei mercati che scommettono ancora su tagli ai tassi da parte della Bce, in questo 2024, in modo tra l’altro piuttosto significativo, la banca centrale guidata da Christine Lagarde sembra non perdere occasione per rimettere i trader sull’attenti.
In un’intervista rilasciata a Il Corriere della Sera pubblicata sabato, è stato innanzitutto Philip Lane, capo economista della Bce, ad avvertire che un taglio dei tassi troppo veloce potrebbe scatenare una nuova ondata di inflazione, costringendo la Bce ad alzare i tassi in modo anche più sostenuto.
“Una revisione dei tassi troppo rapida può essere autolesionistica”, ha detto Lane. Una dichiarazione, quella di Lane, che ha innervosito i trader e gli analisti in quanto arrivata proprio da uno degli esponenti più dovish della Bce.
“E’ interessante vedere che uno dei membri più dovish del Consiglio direttivo della Bce non sia eccessivamente dovish”, ha commentato alla Reuters Anders Svendsen, responsabile analista di Nordea.
Le parole di Lane hanno sconfessato di nuovo le speculazioni dei mercati.
Basti pensare che, dai contratti forward sui tassi di interesse di breve termine della Bce, ovvero sui tassi ESTR, emerge che i mercati scommettono su un primo taglio dei tassi dell’Eurozona nella riunione di aprile, con una probabilità che è praticamente una certezza, in quanto pari al 100%.
Per il meeting precedente di marzo, la probabilità di una sforbiciata è del 30% circa.
Per Svendsen, molto dipenderà a questo punto dai “prossimi dati chiave”, in una situazione in cui “quanto emerso dall’inizio dell’anno non è stato sufficiente a cambiare la narrativa”.
Per il falco tedesco Nagel discorso da rimandare all’estate
Dal canto suo il noto falco della Bce Joachim Nagel, esponente del Consiglio direttivo e presidente del Bundesbank, la banca centrale della Germania, ha rimandato la questione tassi addirittura all’estate del 2024.
Nagel ha detto infatti che l’estate potrebbe essere il momento appropriato per iniziare a considerare l’eventualità di tagliare i tassi: non per tagliare dunque i tassi, va rimarcato, ma per iniziare semplicemente a considerare questa opzione in quanto, a suo avviso, discuterne ora sarebbe prematuro.
“Forse potremmo attendere la pausa estiva, ma non voglio fare speculazioni”, ha detto Nagel, parlando a Bloomberg TV, aggiungendo di ritenere che sia “troppo presto per parlare ora di tagli”.
Le parole di Joachim Nagel non stupiscono più di tanto: si sa, infatti, che il numero uno della Bundesbank è alfiere di una politica monetaria severa contro l’inflazione, in linea con la paura del boom dei prezzi e del debito che caratterizza lo stesso spirito della Germania, come dimostra la storia.
Se c’era qualcuno che voleva velocizzare la riduzione del bilancio della Bce, spingendo l’acceleratore del QT-Quantitative easing, è stato d’altronde proprio lui.
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Nella Bce sono molti a ritenere che, prima di imprimere la grande svolta ai tassi dell’Eurozona, sia necessario aspettare almeno il mese di maggio, quando arriveranno dati cruciali sulla dinamica dei salari nell’area euro, che scaccerà o aumenterà i timori sulla spirale salari-prezzi.
Per quanto riguarda gli economisti, da un sondaggio di Bloomberg è emerso che gli esperti prevedono quattro tagli dei tassi quest’anno, dunque due di meno rispetto a quelli attesi dai mercati, con il primo che dovrebbe arrivare nel mese di giugno.
“I mercati a volte sono eccessivamente ottimisti – ha commentato intanto Nagel, parlando da Davos – Io la penso diversamente”.
Secondo Nagel, il trend dei prezzi rimane elevato e le sfide di natura geopolitica sono molte, soprattutto in Medio Oriente, dove l’attacco degli Houti contro le navi mercantili e la risposta di Stati Uniti e Regno Unito, in generale l’intensificarsi delle tensioni, rischiano di scatenare nuovi interruzioni nella catena dell’offerta (di fatto già in atto), facendo salire di nuovo i prezzi.
“L’inflazione è troppo alta – ha insistito Nagel – Viviamo in un mondo molto incerto”.
Tra l’altro proprio oggi è arrivata la notizia della risposta degli Houthi ai raid di UK e Stati Uniti. I ribelli dello Yemen hanno lanciato missili contro una nave da guerra Usa.
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