Bankitalia: Pil Italia con crescita pressocché nulla. Tassi Bce mordono ancora
Il bollettino economico di Bankitalia certifica “la crescita pressocché nulla” riportata dal Pil dell’Italia alla fine del 2023:
“Secondo nostre stime la crescita in Italia è stata pressoché nulla alla fine del 2023, frenata dall’inasprimento delle condizioni creditizie, nonché dai prezzi dell’energia ancora elevati; i consumi hanno ristagnato e gli investimenti si sono contratti. L’attività è tornata a scendere nella manifattura, mentre si è stabilizzata nei servizi; è aumentata nelle costruzioni, che hanno continuato a beneficiare degli incentivi fiscali”.
Bankitalia su outlook Pil Italia. Inflazione: ‘discesa si è accentuata’
“Nelle nostre proiezioni elaborate nell’ambito dell’esercizio coordinato dell’Eurosistema, il PIL aumenterà dello 0,6 per cento nel 2024 (rispetto allo 0,7 stimato per il 2023) e dell’1,1 per cento in ciascuno dei due anni successivi. In generale, gli indicatori congiunturali più recenti prefigurano per il quarto trimestre un livello di PIL nell’area pressoché invariato rispetto al periodo precedente”. E’ quanto si legge nel primo Bollettino economico di Bankitalia del 2024, reso noto nella giornata di oggi.
“Alla debolezza della manifattura, che sulla base dei dati disponibili fino a novembre e degli indicatori PMI è continuata nel quarto trimestre, si affianca la crescita molto contenuta dell’attività nei servizi. Il ciclo delle costruzioni resta debole, risentendo della rigidità delle condizioni di finanziamento”.
Per quanto riguarda l’inflazione, Bankitalia ha confermato che “la discesa si è accentuata e si è estesa ai beni industriali non energetici e ai servizi. In dicembre la crescita dei prezzi al consumo si è collocata allo 0,5 per cento (al 3,0 al netto delle componenti più volatili)”. Una nota positiva che riguarda l’inflazione è che “le famiglie e le imprese si attendono un allentamento delle pressioni inflazionistiche nel breve e nel medio termine”.
Così, di fatto, sarà. La Banca d’Italia ha scritto infatti nel suo primo bollettino economico del 2024 di stimare che “l’aumento dei prezzi al consumo si ridurrà all’1,9 per cento nel 2024 (dal 5,9 nel 2023), per poi scendere gradualmente fino all’1,7 nel 2026″.
Per quanto riguarda l’inflazione di fondo, le attese sono per una flessione del tasso al 2,2 per cento quest’anno” (dal 4,5 nel 2023), che accelererà il passo fino a confermare un ritmo di crescita inferiore al 2% (target della Bce) “nel biennio successivo”.
Banche italiane: dinamica prestiti conferma effetto rialzi tassi Bce
La dinamica dei prestiti erogati dalle banche italiane rimane ancora un tasto dolente dell’economia italiana, rispecchiando “ancora la marcata debolezza della domanda di finanziamenti e la rigidità dei criteri di offerta, coerentemente con l’orientamento restrittivo della politica monetaria”.
Praticamente, sulla dinamica dei prestiti da parte delle banche italiane continua a dispiegarsi l’effetto dei rialzi dei tassi lanciati ininterrottamente fino alla fine di ottobre 2023 dalla Bce di Christine Lagarde:
da un lato, a fronte di costi di finanziamento che permangono elevati, sono le stesse famiglie e imprese a chiedere meno credito.
Dall’altro lato, alle prese con la paura di assistere a un aumento degli NPL-crediti deteriorati, gli istituti di credito sono più attenti nella stessa concessione di finanziamenti.
In particolare, il senso di sofferenza riguatda soprattutto le aziende. Bankitalia mette infatti in rilievo che “i passati rialzi dei tassi ufficiali continuano a incidere sul costo del credito alle imprese in maniera più intensa rispetto a quanto suggerito dalle regolarità storiche”.
“La restrizione monetaria sta determinando anche una flessione della raccolta bancaria”.
In generale, guardando alle banche italiane, “migliora la redditività, resta contenuto il tasso di deterioramento dei prestiti e aumenta il livello di patrimonializzazione delle banche”.
Confermato trend al ribasso dei tassi dei BTP. Il nodo debito pubblico
Nel suo primo bollettino economico dell’anno, Bankitalia riassume il forte calo che ha interessato i rendimenti dei titoli di stato a lungo termine (BTP e altri titoli di stato), facendo notare la traiettoria al ribasso riportata dai “tassi dei titoli pubblici a lungo termine nelle principali economie avanzate”.
Palazzo Koch spiega il trend, oltre che con le scommesse sulla fine della politica monetaria restrittiva della Fed e della Bce, anche con “l’annuncio del Tesoro statunitense di un volume relativamente contenuto di emissioni di titoli a lungo termine e, successivamente, con “la diffusione di dati che hanno indicato negli Stati Uniti una moderazione delle pressioni inflazionistiche maggiore delle attese”.
Rimarcata l’ansia per il debito pubblico dell’Italia, che continua a salire:
“Alla fine di novembre il debito delle Amministrazioni pubbliche ammontava a 2.855 miliardi, circa 97 in più rispetto alla fine del 2022″.
Bankitalia parla di miglioramento conti, ma debito-Pil ancora al 140%
Rincuora la dinamica del rapporto debito-Pil dell’Italia, che continua a scendere, confermandosi tuttavia a livelli ancora monstre.
“Sulla base dei dati preliminari di dicembre”, scrive Bankitalia, “si può tuttavia stimare che nel 2023 il debito in rapporto al Pil sia diminuito per il terzo anno consecutivo (dopo il picco di quasi il 155 per cento nel 2020) collocandosi su un valore nell’ordine del 140 per cento”.
La Banca d’Italia scrive che nel 2023, di fatto, “sarebbe proseguito il miglioramento dei conti pubblici”, ricordando tuttavia che la manovra di bilancio per il triennio 2024-26 approvata a dicembre, stando alle valutazioni ufficiali, “accresce l’indebitamento netto nel 2024 di 0,7 punti percentuali del PIL rispetto al quadro a legislazione vigente ed è coerente con una diminuzione solo marginale del rapporto tra il debito e il prodotto nell’arco del triennio”.
A favore dell’economia italiana, viene ricordato che “a dicembre l’Unione europea ha approvato la revisione del Piano nazionaledi ripresa e resilienza (PNRR) e ha erogato la quarta rata di pagamento”.
Bankitalia ha fatto riferimento anche alla dinamica dei rendimenti della raccolta obbligazionaria privata:
“I rendimenti delle obbligazioni emesse dalle società non finanziarie italiane e dell’area dell’euro sono diminuiti di circa 90 punti base rispetto alla prima decade di ottobre, mentre quelli delle obbligazioni bancarie hanno segnato una flessione ancora più marcata (115 punti base in Italia e 90 nell’area), raggiungendo i minimi dall’estate del 2022″.
Il trend è stato spiegato soprattutto con il “calo dei tassi privi di rischio e, in misura minore, alla maggiore propensione al rischio degli investitori”.
“Nel terzo trimestre dello scorso anno sia le società non finanziarie sia le banche italiane hanno effettuato rimborsi netti di titoli obbligazionari (per 1,1 e 5,2 miliardi di euro, rispettivamente). In particolare le banche hanno fortemente ridotto le loro emissioni lorde a circa 10,5 miliardi, un valore molto contenuto nel confronto storico e superiore solo a quello del quarto trimestre del 2020, principalmente a seguito delle elevate emissioni del primo semestre”.
Inoltre “in autunno, secondo dati preliminari di fonte Bloomberg, le emissioni lorde delle banche sono tornate ad aumentare, riportandosi su livelli in linea con quelli dei trimestri precedenti, mentre le società non finanziarie hanno diminuito ulteriormente le loro emissioni di titoli obbligazionari”.